Il randello di Grillo e il paese conformista


Processi “popolari” promessi da Grillo. “La prima categoria sarà quella dei giornalisti che hanno occultato la verità agli italiani nell’ultimo ventennio”, scrive sul blog. Che chiama “pennivendoli”.


Dove era Beppe Grillo negli anni 70, 80 e 90, quando molti giornalisti morivano per raccontare il paese delle stragi, dei traffici, dei veleni, dei complotti, degli accordi indicibili. Dove era Beppe Grillo – e dove erano i tanti grillini che oggi urlano nelle piazze – nel 1988, quando la mafia uccideva Mauro Rostagno. E dov’era quando sparavano a Siani, a Peppino Impastato? Cosa faceva di bello il 20 marzo del 1994, quando a Mogadiscio morivano Ilaria Alpi e Miran Hrovatin? Il sistema editoriale è stato un sistema di potere in Italia, esattamente come in altri paesi. Ogni giornalista onesto – e sono la maggioranza, la stragrande maggioranza – ha dovuto lottare per poter raccontare, in autonomia e indipendenza, questo “bel” paese. Andando contro i salotti buoni, gli imprenditori criminali e un pubblico che preferiva comprare uno yogurt a un buon giornale. In un paese dove nessuno legge, dove i libri sono per il 90% monnezza, e dove i soldi sono stati succhiati dalla pubblicità. Dove ad arricchirsi erano piduisti come Silvio Berlusconi o amici dei mafiosi come Marcello Dell’Utri.
Quel poco che sappiamo sulla nostra storia lo dobbiamo proprio ai giornalisti, signor Grillo. Le inchieste sui poteri le hanno fatte quelli che volete processare, ingabbiare e magari lanciare in pasto alla folla di qualche VDay.
Il fatto più grave, però, è un altro. Il M5S è il primo partito probabilmente. Il secondo sicuramente. Potrebbe governare domani. Lanciare i processi popolari contro chi scrive significa intimorire. In quanti eviteranno di scavare nel cuore del movimento pentastellato, con la paura di venire messo alla gogna, di trovarsi la maggioranza del paese contro? L’Italia è un paese conformista, abituato a leccare il vincitore, a farsi fotografare vincente – magari con un selfie – al suo fianco, a dire a tutti “io lo conosco!”, a mettersi in lista per salire sul carro giusto, al momento giusto. Ecco dunque che la schiera dei lacchè si prepara. Mentre Grillo prepara il randello del blog.

3 commenti

  1. L’ha ribloggato su Empty Wallse ha commentato:
    I can’t help disagreeing on the self-defense of Italian journalism against each attack. In Italy, power, structure and life-style directly link politicians and journalists. Despite these facts, the proposal of a popular trial against them, considering M5S’s strength stays a terrible threat against Italian democracy.

  2. Caro Andrea Palladino, mi dispiace molto che continui a scrivere cose prive di fondamento – e lo dico con il massimo rispetto per un giornalista che so essere bravo e meticoloso; per questo rimasi stupito dell’inchiesta sull’autista di Grillo e il Costarica. Viviamo la stessa realtà, hai scritto pagine importanti della storia criminale della mia, della tua, della nostra terra. Come meetup di Latina, ti abbiamo invitato alla festa del nostro movimento ai Giardinetti di Latina lo scorso ottobre. Hai avuto l’impressione di avere a che fare con censori, aguzzini del libero pensiero, uomini pilotati da Grillo e/o Casaleggio? Hai potuto parlare ed esprimerti in assoluta libertà, portando un contributo di conoscenza considerevole. Continuare ad alludere, prendendo a pretesto un post volutamente iperbolico, a possibili “pogrom” giornalistici è fuori dalla storia e dalla realtà. Io non sono un grillino, sono un attivista politico dl M5S e pretendo rispetto per essermi messo in gioco (non solo urlando nelle piazze, ma denunciando appalti vergognosi e sfidando il conformismo della mia città), così come tu lo pretendi per aver fatto inchieste importanti su temi scottanti. Mi chiedi dove ero all’epoca dei fatti che citi. Bene, o non ero nato o ero poco più che un bambino. Ma sono proprio quei fatti (che ho letto e studiato attentamente, anche grazie a persone come te), e altri ancora, che mi hanno spinto ad impegnarmi politicamente (senza velleità di poltrona e soldi, a cui ho rinunciato), contro tutti e contro tutto, e con il Movimento. Spero che potremmo avere un confronto aperto, civile, non pretestuoso e ti invito, quando desideri, ad un nostro meetup. Con stima.

  3. Caro Bernardo, alcune precisazioni prima di tutto. Questo mio post è rivolto esclusivamente a Beppe Grillo, ovvero a chi ha firmato le parole – secondo me vergognose – sui “processi popolari” nei confronti dei giornalisti. Sono poi rivolte a chi – sospendendo il giudizio – acclama senza pensare e, in questo senso, ricordo la vera anima del nostro paese, il conformismo. Caratteristica diffusa, che riguarda tutti. Militanti politici e giornalisti.
    Il M5S è al momento un magma ancora indistinto. E’ quindi necessario guardare verso la testa, ascoltare – e, se permetti, anche criticare – le parole del leader (megafono, fondatore, chiamalo come vuoi…). Come sai non ho mai avuto problemi nel raccontare tutti i lati oscuri di tutte le organizzazioni (Legambiente ne sa qualcosa), mantenendo la mia assoluta libertà. Anche sbagliando, magari.
    Venendo al merito. Ci sono giornalisti corrotti? Certo, tanti. Ma Beppe Grillo parla di un processo alla “categoria”, ovvero ai giornalisti in quanto tali. Volete cambiare il modo di fare informazione? Sollevate il tema del precariato, senza guardare in faccia nessuno, senza salvare nessuna testata, neanche quelle amiche. Sai quanto guadagna un giornalista d’inchiesta oggi precario? Quanto un lavoratore indiano dell’agropontino, anche meno di 4 euro all’ora. Vogliamo processare anche loro? Non molto tempo fa un collega “freelance” pugliese si è tolto la vita, lo sai? E perché? Non ce la faceva più. Fisicamente, mentalmente. Ci sono editori che intascano utili di diversi milioni di euro ogni anno e che pagano una miseria i collaboratori che scrivono rischiando. Perché Grillo parla solo di De Benedetti? Parlasse di tutti gli editori italiani, pubblicando bilanci, utili, stipendi dei direttori e i borderò dei collaboratori. Scoppierebbe l’inferno.
    Sai benissimo, Bernardo, che nel movimento cinque stelle c’è di tutto. Ho letto post in giro che fanno rabbrividire. Ma conosco anche tanti militanti puliti, con belle idee. Sono gli stessi che prima del 2013 animavano i tanti comitati territoriali sui beni comuni. Anche per rispettare la loro storia occorre una grande attenzione quando si parla ad una massa indistinta, quale è quella che segue il blog di Grillo e Casaleggio. Le iperboli possono essere pericolose. Ci sono poi alleanze del M5S che non mi piacciono, come quella nata in Veneto con gli imprenditori della Confapri. Ci sono gruppi che strizzano l’occhio alla cultura della destra italiana (ne ho scritto sul manifesto qualche mese fa). Ci sono militanti – anche nel sud pontino – che provengono da formazioni di estrema destra, come Avanguardia nazionale. Questo non vuol dire che il M5S sia una formazione neofascista, ovviamente. Ma sono fenomeni che devono essere raccontati: siamo in un periodo torbido, di cambiamenti di potere ed è nei dettagli che si nasconde il diavolo.
    L’Italia non è un paese normale. Abbiamo poteri occulti che neanche immaginiamo, gruppi in grado di agire nei modi più perversi e antidemocratici. Non basta dire “tutti a casa”. Occorre un’attenzione meticolosa, senza mai – e poi mai – dimenticare la nostra storia. Allontanando pezzi del vecchio regime come Carlo Taormina che oggi inneggiano a Grillo e ai cinque stelle, e che ieri chiedevano – anche loro – di processare i giornalisti, colpevoli di aver raccontato verità scomode e insopportabili per tanti.

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